La vita: un idillio mattutino
pendulo ad un sogno evanescente.
A me sia dato un pane saporoso
in una casa piccola e leggera
con un giardino
verde di fiori
squillante di bimbi innocenti.
Un po' di grano nel solaio
due mucche nella stalla
e un orticello di alberi e verdura.
Una biblioteca accanto
e una chiesetta devota
dove campeggia una Vergine
senza lacrime, sorridente,
perché Dio ha tanto amato gli uomini
da donare il suo Unigenito,
sul Golgota a braccia aperte
con infinita tenerezza... veneta.
(Amo Trieste, 1995)Amo la mia Trieste di notte
con il suo acre odore di gatto.
La sento mia come il mio volto
trasfigurato da melanconico dolore.
Amo la mia Trieste, città
dalle molte tristezze.
Amo la mia Trieste che dorme serena
sognando il domani che non ha.
Rintocca la campana di S. Giusto
nella strada deserta, infinita,
ove fantasmi di uomini si muovono.
Amo la mia Trieste, anima nostalgica di storia passata;
il presente è un sentire senile
sulla soglia di una notte
al termine della grande stagione
di una città sempre irredenta.
(Amo Trieste, 1995)Sempre accarezzo nel ricordo
l'immagine erculea di mio padre,
ricurvo a battere sull'incudine il martello.
Domava il ferro rude
con la potenza essudorata
dei muscoli sanguigni.
Anche lui diventava incandescente
come una fiamma nel cielo
di una chiara notte settembrina.
Lo martellava... lo rigirava sul ritmo
componeva una musica metallica
più melodiosa del flauto magico.
Mi ammoniva: le scintille a raggiera
sono infiammate per te,
come sciabola illumineranno il cielo,
per scoprire la tua stella,
quando sarai principe nel regno del fuoco.
Silenzioso contemplavo
in alto una stella,
solitaria e tutta per me,
della mia vita il sentiero
segnato di ferro e di fuoco.
(Trieste città del Canzoniere, 1996)In un angolo remoto
di sterpaglia boschiva
e di antichi querceti
la nuvola proietta
l’ombra fugace
che blandisce
le gialle ginestre
odorose di grotta
e di stalla caprina.
La bora preme con l’urlo
di genti dilaniate.
Ogni spazio del cielo
disegna estasi di sogni:
liriche sabiane
tra elegie duinesi,
che nel cuore condensano
nostalgia di canto.
(La pietà d’un verso, 2001)
Mio Dio, qualcuno dice
che tu non esisti,
e vive dall'alba al tramonto
come se tu non esistessi.
Un salmo è laconico:
il superficiale rumina
nel suo cuore: Dio
non può esistere se
i bambinelli piangono
di fame, se i ricchi godono
la vita giocando
con le passioni eleganti
nei morbidi salotti.
Anche l'ateo ha
una coscienza pensosa,
la sua preghiera
selvaggia è un grido disperato:
invidio chi ha fede.
Se credo, soccorri tu
la mia incredulità,
qualcuno supplicava
il Figlio dell'uomo.
Fuoco invalicabile
d'eterno silenzio.
(Quassù la fantasia, 2003)Vivrò a testa alta
finché una fessura
di sole entrerà
umile e superba
ogni mattina
nella mia stanza.
Tutto ciò che dovrò
fare non lo lascerò
agli altri. Poi le tenebre
dello spirito piomberanno
su di me quando non
capirò di non capire.
Volata via è
la scena di questo mondo,
non io con lei,
ho trovato un appiglio
in un frammento santo.
(La Contemplazione del silenzio, 2007)Come a poeta tragico
in un angolo schivo
della Cappella Civica
mi confidano ogni peccato,
trepida liberazione
dell’anima devastata.
Io sono una cambiale
in bianco, il peccatore firma
col sigillo dell’inventario.
Cristo paga il conto.
Sul legno del confessionale
pendono i peccati,
chi potrà frantumarli?
Il vento della bora
contro la facciata di San Giusto
nella notte urlando.
(Lassù San Giusto, 1999)
Brucia la fiamma
del roveto inconsumato.
più che dal magismo egizio
dal mistero del silenzio.
Si scopre nudo
davanti a Dio e perde la parola,
il conduttore della liberà.
(Quel volto umano io cerco, 2009)
Questa è la vita
dove meglio
rimpiango le occasioni
perdute,
mi sento disciolto
dal giardino di Dio
esile fiore.
M’accesi d’amore
per un’icona bizantina
come esseno
d’una grotta
per riempirmi
di speranza
con in mano un papiro.
(Quel volto umano io cerco, 2009)
È in me nel centro più fondo
del mio essere
nella sua radice
di pura essenza.
Son dispiegato in Dio,
egli non dimentica
il tuo peccato
se non glielo doni.
In presenza di puro amore.
(Quel volto umano io cerco, 2009)
A Giamberto-Paola e Mina
C’è un cuore
in ogni anima,
c’è un’interiorità
in ogni fuscello
di vita.
Il centro abissale
di scoprire se stessi
nell’inerzia del vivere
da millenni uguale
a un rito omologato.
Troppi intellettuali
fanno il male
per il piacere del male.
La mummia della vetta
ha il cuore ingessato
dal ghiaccio più gelido.
Una freccia sulla schiena
per dire l’odio secolare
e la civiltà dell’amore.
(La contemplazione del silenzio, 2007)
Le mie stanche pupille
desiderano ancora vedere
di quale ferro e di quale
fiamma è fatto
l’uomo. Quante parole
dovrò ancora rincorrere
nel dizionario rivelato
per strappare al cielo
un frammento di dubbio…
Presso il fanciullo falegname
nel tempio si confusero
i sapienti con parole
di sogno buttate al vento,
per me le strade sono
di sasso e il mio grido
è straniero a mano amica.
Ho paura della notte
per il tarlo che mangia
le mie carte amate.
(La pietà d’un verso, 2001)La croce è l’eterna
concupiscenza
tra l’effimero e il vitale.
È la tragedia delle mani facili.
Le mani dei soldati
flagellavano la schiena
schiaffeggiavano il volto
giocavano a dadi annoiate.
Le mani di Giuda stringono
trenta monete per tradimento,
le mani di Cristo sono aperte
chiodate da un sigillo d’amore.
Un malandrino diceva
dammi la mano destra,
e Cristo gliela donava.
Pilato si lava le mani
l’acqua fuggiva via
rossa di sangue innocente.
Con le mani la Vergine Madre
copriva le piaghe aperte
del figlio al dolore
abbandonato.
(Il Canzoniere dell’anima, 2004)
Signore dammi una mano
se vuoi dammi due mani.
Dammi tutto te stesso,
insieme forse ce la
faremo.
Che dici…?
ad attraversare
la città proibita
con tanti cecchini in agguato.
(Quel volto umano io cerco, 2009)
I poeti giocano
con i sogni notturni,
più profeti che
visionari, qualche
volta sono creduti
dai propri famigliari.
Anche se innalzano
le trombe del vero
li compatiscono come
persone strane.
Nella loro penna tagliente
la memoria collettiva
è la storia dei popoli.
I loro dolori i loro trionfi
albergano in un linguaggio
di purezza divina.
L’età di Dante l’età di Omero
sono la loro eredità.
Se non li ami
almeno compatiscili,
al tramonto trascolorano
di tenerezza presi,
di notte sobbalzano
su versi di schianto,
come quello che ti invio,
pensoso lettore.
(La pietà d’un verso, 2001)
Dolce Cristina
del lago di Cristo
sei un vascello orante
come il gemito eterno
del Verbo con il vento
mattutino. Le tue vele
di seta accarezzano
il cuore col velluto
orientale. Oltre la carta
di simboli, il mio pensiero
va al di là degli emblemi.
Grazia a me donata
sei frusta soave
al galoppo dei sogni
fino al cielo dei cieli
ove il desiderio dell’Altissimo
è segreto d’amore.
(La pietà d’un verso, 2001)
Quando ti ho visto
spettacolo sulla croce
avrei voluto
lavare le tue ferite
come l’acqua miracolosa
della piscina di Siloe
e spezzare il pane con te
e bere il vino con te
abbandonando la mia fronte
sul tuo petto buono
nel cenacolo senza Giuda.
Questo il mio bilancio
sussurrato dalla gola
oscura e trasparente
del confessionale aperto.
Per quel che avrei
potuto fare,
Signore, sii ancora
misericordiosamente
misericordioso.
Fuori… irta
è la notte.
(La pietà d’un verso, 2001)
Dal vertice più alto
d’un cedro libanese
ho divelto un ramo
sempre verde oscillante
al vento, l’ha ritagliato
con mano veloce
un abile artigiano,
l’ha lisciato l’ha
tirato ad arte,
ora svetta nel punto
più centrale del pulpito,
come leggio
che regge il mio Vangelo.
Legno d’una parola eterna
declamata
a chi ha a cuore
il falegname di Nazareth.
(inedita)
Quanti libri nello scaffale
dell’anima mia, nella camera
che mi ospita generosa,
li conosco tutti, ma non
li amo tutti. Ogni giorno
mi curvo all’esplorazione
che fascinosa mi riflette
l’universo di migliaia
di uomini. Vivono i quadri
sospesi alle pareti,
rivivono gli uomini piegati
nelle pagine. Respiro la vita
di Rosmini, di Mazzolari,
di Napoleone nella polvere
che danza nel sole come
firmamento di storia.
La mia camera è un vasto
universo, io regno in questo
villaggio globale come
sovrano senza esercito,
con lo scettro dell’imperatore,
i miei sudditi…?
sono i miei libri.
(La pietà d’un verso, 2001)Dio dell’assente
introducimi al tuo
silenzio. Affondato
nel mio niente
scoprire una Parola
che le mie rapida
uccida e mi chiami.
Dio del silenzio
perché non parli…
(Quassù la fantasia, 2003)
Perché fingi
Deus absconditus
di non esistere
nello squallore sacro
della chiesa vuota?
Perché ti nascondi
dietro l’altare maggiore
nel lucignolo fumigante
d’una lampada rossa…
Perché resisti
nel non esistere,
tormentosa grazia
di presenza fuggitiva.
Anch’io ho paura
di fingere di credere
a un invisibile troppo
silenzioso.
(Lassù San Giusto, 1999)
Che fai sulla croce?
in equilibrio tra quattro mani
due buone due cattive.
Spirito libero di non so
quale democrazia celeste
sei il Dioniso crocifisso,
sali mentre muori
e risorgi quando noi
diventiamo polvere al vento.
Sei il santo anarchico
il libero pensatore
contro il formalismo degli
scribi.
Il tuo soffrire è la divinità
degli infermi, la salvezza
di chi ti guarda e basta.
Sul tramonto di ogni utopia
la tua croce ultima sfida.
(Il canzoniere dell’anima, 2004)Signore, sei grande e terribile,
tu sei il giorno radioso
e la dolcezza della sera
rispettoso del gioco umano.
Non restare muto davanti
al nostro, al mio, soffrire,
rivelaci almeno un segreto:
la pena di essere uomo.
Almeno sussurra
ad una fanciulla inghirlandata
della botticelliana primavera
che cosa nasconde nel nostro
sangue…
la notte misteriosa.
Se non parli
un tuo figlio continua a morire.
(Trieste città del Canzoniere, 1996)